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Discorso sul metodo

a tutti i militanti

a tutti i camerati 

Discorso sul metodo

Rutilio Sermonti

Non a quello cartesiano, vogliamo alludere, ma al metodo che è anche condizione necessaria e sufficiente perchè possa raggiungersi lo scopo del nostro Collegio Unità per la Costituente, e cioè la ritrovata unità spirituale ed operativa degli uomini liberi. Chi rifiuta di prenderne atto è destinato a continuare all'infinito ad abbaiare alla Luna e a sbattere sdegnosamente porte, a beneficio di chi, è dato capirlo anche ai più cretini.

Per chi ha ancora dubbi su quale sia la nostra parte, o fronte, o "area", come la si voglia chiamare, e cioè in nome di che cosa e intorno a quale bandiera l'unità si debba urgentemente realizzare, sono le stesse "lobbies" mondialiste ed usurarie a disegnarcela ben netta, stabilendo con gran chiarezza quale sia il loro fronte, ormai unificato e virulento.

Sul versante opposto a quello, una sola può essere la distinzione: esistono cioè, in Italia e nel Mondo, coloro che sono pronti a reagire, più o meno energicamente, alla turpitudine del disegno imperialista con "braccio secolare" negli USA, in quanto se ne sentono direttamente investiti ed oppressi, ma senza una valida concezione alternativa se non un generico anelito di libertà e di attaccamento alla propria tradizione e specificità; ed esistono quelli che invece tale alternativa vedono e indicano chiaramente in una propria concezione dell'Uomo, della vita e dello Stato che -pur nella grande e preziosa varietà di forme- è saldamente e non da ieri caratterizzata da comuni princìpi fondamentali, che possono riassumersi nel senso del Sacro e del rispetto per la superiore armonia del cosmo; nel privilegio dello spirito sulla materia, dell'Uomo sulle cose e della politica sull'economia; e nella funzione anagogica e struttura organica e gerarchica della società e dello Stato. È chiaro che il destino assegna ai secondi la missione di orientamento e guida dei primi, ed anche che tale funzione può essere svolta solo attraverso i contatti necessari per sempre più fitte convergenze operative. Ma è non meno chiaro che nessuna capacità operativa e neppure prestigio morale potremo mai conseguire persistendo il nostro frazionamento in una miriade di conventicole puntigliose e pretenziose, chiuse persino al dialogo, come quasi tutte le attuali.

Sin dai primi passi del nostro volontario apostolato per l'unità, ci siamo spesso imbattuti, con i vari "esponenti" avvicinati, in pregiudiziali di carattere personale nei confronti di altri "esponenti", e in altri termini a dichiarazioni di indisponibilità alla fusione, e addirittura alla collaborazione, con altri gruppi affini, in quanto in essi militerebbero una o più persone verso le quali vi sarebbe una "insanabile" divergenza su qualche punto o atteggiamento presente o passato, che assurgerebbe (neanche a dirlo) a "questione morale".

Il Collegio deve denunziare, senza mezzi termini, siffatti atteggiamenti come stolti e insinceri, e comunque esiziali per la Causa che tutti asseriamo di servire.

È addirittura ovvio che, in un qualsiasi schieramento ideale di uomini pensanti si debba registrare una grande varietà di tendenze e di accentuazioni, soprattutto allorchè quello schieramento manchi da decenni di un capo carismatico capace di realizzare una sintesi e di imporre una disciplina. Vi saranno sempre -anche per mere questioni di temperamento- i più rigorosi e i più possibilisti, i più conformisti e i più indipendenti, i più prudenti e i più arditi, i più attivi e i più pigri, i più disinteressati e i più ambiziosi, i più concilianti e i più puntigliosi, e così via dicendo. Vi sarà sempre -anche nell'ambito delle più salde impostazioni ideali- un vasto margine di opinabile, e quindi di dialettica interna. Ma tutto ciò, non soltanto non nuoce, ma anzi può essere addirittura utilizzato, purchè nessuno ponga neppure in discussione la comune milizia e la lotta contro il comune nemico. Ma, se di ogni minimo screzio si fa un ostacolo insormontabile e un movente di scissione, di ogni voce maligna si fa una certezza e un motivo di ostracismo, in ogni posizione non conforme alla propria si presuppone la malafede, i nostri veri nemici potranno continuare a ridere di noi per un pezzo! Si arriva, da alcuni, all'aberrante estremo di entrare in fibrillazione per un barlume di apertura nei nostri confronti o di momentanea convergenza in una posizione da parte di "personalità" schierate "toto corde" col nemico, mentre contro gente nostra rea -a loro avviso- di avere una pecca si ostenta noncuranza e disprezzo! Ciò è ignobile e supremamente idiota.

Vorremmo soltanto invitare i vari polemisti ad oltranza che infestano le nostre file a chiedersi -se il movimento fascista di allora fosse stato folto come oggi di arcigni e intolleranti censori- che cosa sarebbe successo nel 1921, allorchè fu deciso di rinunziare al simbolo e partecipare alle elezioni politiche inserendo pochi candidati nelle liste del Blocco Nazionale liberal-patriottardo. Apriti cielo! Puri, puretti e purissimi avrebbero creato altrettante schegge e buona notte! Fu invece un importante successo che aprì la strada al trionfo dell'anno successivo, e questo semplicemente perchè il giovane movimento mantenne salda la propria compattezza e disciplina, e ciò gli consentì di essere lui a farsi sgabello dei vecchi volponi che si erano illusi di servirsene. Riflettano su quell'episodio, quelli che oggi non sanno che porre pregiudiziali dirimenti.

Non è questa o quella riserva ad essere infondata: qualcuna può anche avere una base di verità. È il metodo in sè ad essere insensato e disastroso, tanto da dover essere respinto con autentico orrore. Esso può servire soltanto a camuffare meschine quanto illusorie ambizioni personali o a fornire alibi (le famose delusioni) per il disimpegno. Se in un reparto combattente c'è qualche vigliacco, questo è motivo per moltiplicare il valore di chi ce l'ha, non certo per disertare. Così ragiona un legionario che lo sia nel cuore e non solo sulle labbra. Egli bada innanzi tutto a fare il proprio dovere, non a censurare i camerati e a macerare dubbi.

Questo e non altro dev'essere il nostro metodo, oggi che il clima storico si fa rovente e l'eterno nemico nostro, dell'Italia e dell'umanità è scatenato all'offensiva e recluta complici e sicari. Valorizzare le nostre radici e il cemento sacro che ci unisce, per volgere tutte le nostre forze, energie e capacità contro l'orda avanzante, senza sprecarne od ignorarne alcuna.

Certo, sarà necessario anche difendersi all'interno dagli infidi e dagli imbecilli, che Dio ha sparso in ogni contesto con mirabile equanimità. Ma tale difesa si realizza con la creazione di un organo composto di persone al disopra di ogni sospetto, dotato di ampi poteri, cui affidare il delicato compito della vigilanza; non con le scissioni o gli sbattimenti di porta.

Al lavoro, dunque, senza perdere altro tempo! 

Rutilio Sermonti

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