L'EDITORIALE
Perché un libro bianco?
Nicola
Cospito
Negli ultimi anni fior di
trasmissioni televisive, più o meno attendibili, più o meno serie, si
sono occupate degli avvenimenti della seconda guerra mondiale. "La
storia siamo noi" "Correva l'anno", ad esempio, tanto per citare alcune
tra le più recenti. Sul piccolo schermo si sono rincorse incessantemente
le biografie politiche di vari personaggi o le immagini dei campi di
concentramento, quelle delle foibe carsiche con le loro immani tragedie
e i loro morti, morti di fame, morti ammazzati. Gli italiani sono stati
informati a dovere e più del giusto degli orrori della guerra e hanno
negli occhi le foto ormai stereotipate del ghetto di Varsavia o della
ritirata di Russia, dei combattimenti in nord Africa e dello sbarco
alleato in Sicilia o a Salerno. Poco o niente invece sanno di quanto
accaduto nelle città meridionali come in quelle settentrionali negli
anni del conflitto, soprattutto a partire dal 1943. Ci sono infatti
morti di cui non si parla, morti dimenticati sui quali è stata
volontariamente e ragion veduta stesa una spessa cortina di silenzio.
Questi sono i caduti civili, le tantissime vittime che persero la vita
sotto le macerie dei loro palazzi, delle loro case, delle loro
abitazioni, a causa dei bombardamenti indiscriminati condotti a tappeto
dagli angloamericani con i loro B17 e i famigerati "Liberators".
Quasi tutte le città italiane vennero colpite. Tra le altre Milano,
Genova, Verona, Napoli, Torino, Firenze, Parma, Pisa, Roma, Treviso,
Taranto, Cosenza, Messina, Paternò, Novara, Foggia, Salerno, Crotone,
Viterbo, Avellino, Lecce, Bari, Orte, Cagliari, Carbonia, Civitavecchia,
Benevento, Frascati (rasa al suolo), Pescara soffrirono gli attacchi
proditori anglo-americani con migliaia di morti ovunque. Si calcola che
solo gli inglesi sganciarono sulla penisola circa 2.740 tonnellate di
bombe, mentre gli americani oltre 200.000. Un inferno di fuoco, di
metallo, di carne bruciata. Tra tutte le città italiane, quella che in
percentuale in relazione al numero degli abitanti, ebbe il massimo
numero di vittime fu Foggia. Nel tremendo bombardamento del 22 luglio
1943 settantuno "Fortezze" americane, appartenenti al 97° ed al 99°
Gruppo, colpirono tutta l'area cittadina. Solo nella giornata del 19
agosto 1943, centosessantadue "Fortezze" e settantuno "Liberators"
sganciarono sulla città 586 tonnellate di esplosivo. Tra il 28 maggio,
data del primo attacco, e il 18 settembre 1943 si calcola che le vittime
furono 20.241. Non contenti dei danni provocati, i «liberatori»,
eccitati dalla loro onnipotenza, si accanivano con inaudita ferocia
scendendo a bassa quota per mitragliare non solo i militari ma chiunque,
uomo, donna o bambino che fosse, si trovasse a camminare per strada.
Nemmeno i viottoli di campagna furono risparmiati.
È lecito domandarsi dunque il perché di questo silenzio anche se la
risposta è facile quanto amara.
I governi che si sono succeduti in questo paese dalla fine della guerra,
hanno sempre manifestato una linea politica filoamericana, becera e
ottusa fino alla stupidità. Una scelta questa che ha portato l'Italia
anche negli anni recenti dell'amministrazione Bush a macchiarsi di
complicità nelle guerre di aggressione all'Afghanistan e all'Iraq.
Quest'ultimo paese è stato in pratica raso al suolo. I politici italiani
ben volentieri per non dispiacere ai loro amici di Oltreoceano, hanno
chiuso gli occhi su quella che è stata una tragedia nazionale di portata
epocale Un fatto che dimostra la sudditanza nei confronti di un
imperialismo, quello yankee, che senza ragione visto che la guerra
fredda è finita da un pezzo, dispone sul nostro territorio nazionale di
113 basi militari e che nella base di Cameri sta procedendo alla
progettazione dell'F35, un pericolosissimo e ultramoderno aereo da
combattimento da utilizzare in futuro per continuare a bombardare le
popolazioni inermi, esattamente come avvenne negli anni 1943-1945. Gli
americani senza guerra non sanno stare e la vendita di armi è una delle
loro principali fonti di arricchimento.
Per attrarre l'attenzione della pubblica opinione e soprattutto dei
giovani sui bombardamenti criminali effettuati dagli anglo-americani nel
nostro paese, un gruppo di cittadini del Nord, del Sud e del Centro
dell'Italia ha costituito un comitato promotore, il "Comitato per Foggia
città martire e per la istituzione di un giorno del ricordo per
commemorare i caduti civili".
Questo comitato, che solo su Internet ha raccolto centinaia di adesioni
di professori universitari, professionisti, musicisti, artigiani,
casalinghe, studenti e semplici cittadini, si è rivolto anche al
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano senza peraltro ricevere
alcuna risposta. Non che ci si fosse illusi. Sappiamo che Napolitano non
è di fatto il Presidente di tutti gli italiani, ma solo di quelli che si
riconoscono nell'Italia nata l'8 settembre e il 25 aprile. Napolitano di
fatto non è il nostro presidente, e la nostra missiva mirava proprio a
dimostrare come proprio a partire dal Presidente della Repubblica, tutta
la classe dirigente di questo nostro sventurato paese, non conosce il
sentimento della dignità e il rispetto per la verità storica. La non
risposta di Napolitano ci ha dato conferma delle nostre ragioni. E
proprio le nostre convinzioni di ristabilire la verità storica e di
promuoverne la conoscenza ci spingeranno ad un'azione sempre più
efficace ed incisiva di cui questo libro bianco è solo una delle prime
iniziative. Un'azione che ha come primario obiettivo, proprio partendo
dal martirio di Foggia, l'istituzione di una data della memoria, non di
questi o di quelli, ma dei caduti italiani.
Nicola Cospito |