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Indice Orientamenti

 

Anno VI - 2003 - n° 1-2

Sommario:
 

Sveglia Europa! * Nicola Cospito
La criminale invasione dell’Iraq * Alberto B. Mariantoni

In ricordo di Silverio Bacci * Bruno Rassu

Il dovere dei tradizionalisti nell’ora presente * Giovanni Perez

Noi... e loro a dieci anni dallo strappo di Fiuggi * Enzo Schiuma

Comunicato * Comitato Autonomo

Identità spirituale dell’Europa * Giandomenico Casalina

La socializzazione in riva al Nistro * Danilo Zongoli

Le nuvole nere * Nando Venirci

Giovanna d’Arco * Andrea Monastra

Maestri di carattere * Sergio Montalti

Unità dell’Area, militanza antagonista * Stefano Sogari

Il vero senso della regalità * Luca Valentini

 

 

L'EDITORIALE

Sveglia Europa!

Nicola Cospito

Anche prima che iniziasse la sporca guerra contro l'Iraq, sapevamo che gli Stati Uniti d'America costituiscono il nemico principale nostro e della pace mondiale. Oggi come ieri. A differenza di molti, infatti, noi possiamo vantare l'orgoglio di appartenere a quella parte politica che già molti decenni orsono aveva compreso come fosse indispensabile fare dell'Europa una massiccia fortezza, politica e militare, in grado di fare fronte alle minacce egemoniche d'oltreatlantico.
Una parte politica che all'invasione americana seppe opporsi con le armi, combattendo eroicamente la battaglia del sangue contro l'oro. E proprio per questa ragione, in queste ore drammatiche, nel solco della tradizione delle nostre alleanze e della nostra stessa cultura politica, non possiamo non sentirci dalla parte del mondo arabo più genuino, al fianco dell'Iraq, impegnato a fronteggiare la vile aggressione statunitense, come della Palestina occupata e oppressa dai tiranni sanguinari della stella di David.
Nel corso della seconda guerra mondiale gli arabi furono nostri alleati e già prima Mussolini aveva ricevuto in dono la spada dell'Islam a testimoniare il profondo legame tra due civiltà millenarie, fondate sulla religione, sull'umanesimo, sul diritto e la morale.
Pur considerando la nostra estraneità ad ogni forma di fondamentalismo religioso, di cui comunque comprendiamo le cause che vanno ricercate nel soffocante edonismo materialista del mondo contemporaneo, non possiamo nemmeno lontanamente pensare di ergerci in difesa di un non ben individuato Occidente opposto al mondo islamico, lasciando volentieri questo ruolo a quelle menti confuse degnamente rappresentate da una sedicente scrittrice ormai sull'orlo della demenza senile.
Che la guerra contro l'Iraq sia una guerra per il controllo del petrolio lo sanno anche le pietre, come del resto appare chiaro a tutta l'opinione pubblica mondiale che la banda di Washington, capitanata da Bush, ha deciso di imporre con il terrore un ordine internazionale fondato sul dominio coloniale e imperialista degli Stati Uniti d'America. Di fronte all'aggressività yankees che ha azzerato la credibilità dell'ONU, istituzione nella quale peraltro non avevamo mai creduto, l'Europa si è presentata divisa e litigiosa, ma soprattutto indebolita da sessantenni di antifascismo irresponsabile e sciagurato.
Chi milita nei nostri ranghi da tempi remoti ricorda bene come sempre e comunque la nostra parte politica -fatta eccezione per alcuni circoli dirigenziali del vecchio MSI, ammalati di atlantismo- nella sostanza e nelle forme della sua lotta politica, dei suoi programmi, dei suoi slogan, già all'epoca della divisione del mondo in due blocchi non abbia mai mancato di porre con determinazione e forte convincimento l'accento sulla necessità di costruire la nazione europea. Un'Europa forte e compatta, libera e armata, in grado di tutelare se stessa e di cooperare con i paesi del Mediterraneo e del Terzo Mondo nel progetto della edificazione di un equilibrio politico internazionale fondato sulla giustizia.
Insieme alle catene del comunismo che opprimevano allora i popoli dell'Europa orientale, denunciavamo a chiare lettere le catene «dorate» del dominio statunitense che faceva nel vecchio continente affari d'oro e si insinuava nelle coscienze più deboli attraverso lo scimmiottamento delle mode americane, deleterie e volgari, che inquinavano e avvelenavano l'anima dei popoli europei occidentali. Oggi, passata l'epoca di Yalta e della guerra fredda, caduto il muro di Berlino, queste catene si stanno rivelando di piombo e una intera cappa di piombo sta calando sull'umanità, su un mondo che appare sempre più a sovranità limitata, esattamente come era per i paesi socialisti all'epoca di Breznev. Quando nelle nostre manifestazioni nelle strade e nelle piazze gridavamo Fascismo, Europa, Rivoluzione o inneggiavamo all'Europa Nazione, nell'auspicio di realizzare l'unione della Patria Europea, presentivamo quello che sarebbe accaduto e già ne eravamo allarmati.
Oggi ci troviamo di fronte a questa tragica realtà alla quale non possiamo né vogliamo rassegnarci. Una realtà tragica perché all'appuntamento con la storia l'Europa si è presentata debole e divisa. Se Francia e Germania, hanno deciso da subito di dire no alla guerra di aggressione americana contro l'Iraq, se pure la Russia dopo qualche tentennamento ha assunto una posizione decisamente negativa, altri paesi dell'Europa Orientale come la Slovacchia, la Repubblica Ceca, l'Ungheria, la Croazia, la Bulgaria, l'Ucraina, la Polonia, dietro chissà quale compenso, hanno offerto sia pure in forme minime e diverse fra loro un supporto agli anglo-americani.
Il governo italiano poi, se in un primo momento aveva deciso di gareggiare con quello spagnolo nel chi era più prono alla volontà del padrone della Casa Bianca, anche in seguito alle massicce manifestazioni popolari contro la guerra che hanno unito cittadini di ogni tendenza e ideologia, ha dovuto fare almeno in parte marcia indietro, brillando per ambiguità e ignavia, scegliendo di non scegliere, ma continuando a garantire agli USA l'appoggio politico.
Che vergogna!! In più va detto che se pure la Germania di Schrò
der è fortemente antibellicista, il capo dell'opposizione cristiano-democratica Angela Merker ha pensato bene di andare in visita alla Casa Bianca a scusarsi per la posizione del governo del suo paese. Cosa inaudita e in ogni caso grave se solo si pensa che in ragione di problematiche interne di natura economica, alle future elezioni al Cancellierato (comunque lontane) la Merker potrebbe essere il candidato favorito. La sua vittoria infatti potrebbe segnare una svolta filo-americana nella politica estera tedesca, accentuando di conseguenza la debolezza del vecchio continente e incrinando l'attuale asse franco-tedesco.
Tutto questo ancora una volta dimostra la validità delle nostre ragioni e delle nostre critiche ad una Unione Europea concepita puramente come entità economica. Non basta la moneta unica, non bastano i trattati e gli accordi commerciali. Occorre una nuova e diversa strategia.
L'Europa non può essere un mercato ma deve diventare prima di tutto e in fretta una potenza politica e militare in grado di controbilanciare lo strapotere statunitense. Per fare questo gli europei devono riscoprire il significato della loro identità e l'orgoglio di appartenenza, rigettando in primis il modello di vita americano, liberandosi dal ciarpame «culturale» d'Oltreoceano. Già alcuni decenni orsono Pierre Drieu La Rochelle, il grande scrittore francese e ardente patriota europeo aveva visto arrivare da lontano l'Apocalisse e aveva bene ammonito «D'abord les films americains et aprè
s la fin du monde».
Ora che l'Apocalisse sembra arrivata è giunto il momento che gli europei, i buoni europei di nicciana memoria, si sveglino e agiscano.

Nicola Cospito