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Manifesto del XXI Secolo

Comitato storico scientifico
“Europa del Terzo Millennio”

Nel ricordo del Manifesto di Verona una proposta per il XXI Secolo per l’Italia e per la nuova Europa:
partecipazione integrale del popolo al potere in uno Stato organico


Premessa


Sono passati sessanta anni da quando il 14 novembre 1943, in Castelvecchio a Verona, si celebrò il congresso del Partito Fascista Repubblicano, con il proposito di fissare in un “Manifesto” le linee essenziali del nuovo Stato Repubblicano.
Come la Carta del Lavoro, nata il 21 aprile del 1927, sarebbe divenuta legge dello Stato quindici anni dopo con la promulgazione dei Codici Civili, così il Manifesto lanciato a Castelvecchio, aldilà di alcuni contenuti legati alla situazione del momento, doveva essere un abbozzo dei criteri sui quali costruire la futura Costituzione nazionale. Un preambolo lo definiva il punto 18, ma era di grande rilievo perché confermava il ripudio dello Stato agnostico, proprio delle democrazie parlamentari derivate dai principi del 1789.
Erano trascorsi poco più di due mesi dalla resa che aveva affondato l’Italia nello smarrimento mettendola alla completa mercè dei suoi nemici, ed i convenuti di Verona erano ancora con il cuore in tumulto e ansiosi di cancellare l’onta subita. Nobili e legittimi sentimenti davvero poco adatti alla pacata riflessione necessaria per concepire e studiare certi istituti. Ed infatti lo stesso Mussolini confidò a Bruno Spampanato: «A Verona non abbiamo visto dei costituenti, ma dei combattenti. Ma forse è meglio».
Alla fine, nel fervore del momento e nell’ansia dell’azione fu approvata per acclamazione l’ipotesi di lavoro predisposta, e fu un vero miracolo di consapevolezza e di concentrazione, tanto che, se da un canto può uscirne diminuito il valore sotto l'aspetto giuridico-tecnico, dall'altro ne è aumentato quello ideale e morale, perché, pur davanti alla materiale sconfitta incombente per la preponderanza avversaria quegli uomini vollero gridare al mondo le proprie idee perché a loro sopravvivessero.
Fu una vampata di purissima fede per la quale ciascuno dei presenti non avrebbe esitato a bruciare la propria vita, ma nel contempo fu la conferma che l’idea che aveva trasfigurato l’Italia e accesa la speranza in Europa, aveva contenuti inequivocabili e profonde radici nell’animo di quanti in essa credevano.
Nel rievocare dopo sei decenni quel giorno memorabile, non dimenticando che l’azione politica deve essere l’applicazione di una salda concezione dell’Uomo, della vita e dello Stato, ma deve procedere e svilupparsi per operare nella mutevole e complessa realtà come tutto ciò che è vivo, ci chiediamo se quegli assunti possano riproporsi oggi, e negli stessi termini.
La risposta è che il Manifesto di Verona contiene proposizioni tuttora valide, e pertanto, opportunamente modificato per renderlo idoneo al mutare dei tempi, da esso possono trarsi buone basi per correggere l’attuale deriva negativa della situazione politica ed avviare la costruzione di un nuovo Stato, guidato realmente dal popolo, e non dai grandi commessi, o commissari come in Europa li chiamano, o Ministri in Italia, in ogni caso tutti più attenti all’economia che non alla politica, alla quale quest’ultima, quella vera, asserviscono, in aderenza al volere della plutocrazia internazionale, della quale costoro sono servitori più o meno coscienti.
Ed allora, raccogliendo il testimone da coloro che ci hanno preceduto a Verona, e nel solco delle idee da loro espresse, noi vogliamo ora lanciare un nuovo “Manifesto” con il quale proporre tale Stato, condizione unica per riprendere quel cammino di civiltà del quale l’Italia in passato è stata maestra, da sola od insieme ad altre Nazioni dell’antica Europa. Uno Stato, che possiamo definire ad integrale partecipazione del popolo al potere, e che nell’ambito di un corretto vivere sociale consente ad ognuno di esercitare la propria libertà, e la possibilità reale di partecipare al potere, scevro da falsità, da ipocrisie, e da predomini dell’uomo sull’uomo. Così correggendo i danni prodotti da idee ormai ampiamente dimostratesi errate per non aver costruito la democrazia che si ripromettevano, quanto delle oligarchie, e delle peggiori perché formate da potentati economici attenti più al profitto che non ai destini dell’umanità.
L’errore degli Stati moderni infatti, è stato determinato dall’essersi basati sul noto trinomio: “Libertà, Uguaglianza, Fraternità” dal 1789. Però l’uguaglianza non esiste in natura, ed affermarla a base della organizzazione sociale è cosa estremamente deleteria, come nel volgere dei tempi ben si è dimostrato e tuttora dimostra, con la conseguenza che la libertà è solo nelle dichiarazioni, mentre al popolo ne resta molto poca, e la fraternità è di fatto sparita.
Occorre invece e per quanto possibile, organizzare uno Stato nel quale nessuno possa artificiosamente impedire ad altri di tentare di concretizzare l’essenza del proprio vivere, della quale la propria quotidianità è l’armonica realizzazione, secondo le proprie capacità e volontà, quest’ultima effettivamente realizzata e non solo enunciata.
Riteniamo che per cambiare le cose, si debba considerare che, in quanto parte di un gruppo, l’interesse particolare di ciascun individuo, spirituale o materiale che sia, può trovare migliore e più continua soddisfazione se tanto avviene nel contempo per l’intero gruppo.. Gruppo che diviene popolo quando di tanto prende coscienza, e Nazione quando si accorge dei legami di continuità esistenti fra il vivere di ognuno e quello comune del gruppo stesso, nella consapevolezza delle medesime radici e dell’essere “comunità di destino”.
Ciò vuol dire che quel che conta per garantire la libertà, non è l’uguaglianza, ma la socialità, altro grande valore indispensabile per la realizzazione della libertà stessa.
Il suddetto trinomio allora si riassume in un unica parola: Socialità, che con esclusione dell’uguaglianza gli altri due comprende, e nella considerazione della quale solo può parlarsi di effettiva sovranità del popolo, visto nelle sue diversità come nel suo insieme, richiedendo però ad ognuno il contemporaneo adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà, cosicché dal gioco armonico delle diversità sia fatta sempre più vigorosa e più ricca la vita comune.
Ecco il Corporativismo, e con esso la Socializzazione, che soccorrono alla realizzazione di uno Stato nel quale non hanno voce dottrine teoriche e spesso utopistiche, ma realtà effettive, relative ad ogni attività umana intellettuale o materiale, ciascuna rappresentata in una comune assemblea istituzionale e raggruppata in una propria categoria. Idee rivoluzionarie che riconducono al senso di comunità, nella comprensione che nessun singolo individuo può sperare di realizzare le proprie scelte senza immergerle in quelle di quanti altri lo circondano.
Uno solo è il modo per combattere e vincere il capitalismo che subordina l’Uomo alle cose e travalica il campo economico trasformandosi in plutocrazia: eliminare ogni forma di parassitismo sociale e porre come finalità comune le priorità poste dalla realizzazione della libertà e dello sviluppo della Nazione, dando vita ad uno Stato che noi chiamiamo Organico.
Uno Stato del quale ricevere la cittadinanza, possa dal forestiero essere considerato altissimo onore, come era un tempo il vivere con la legge romana.
Sarà naturalmente necessario accantonare l’attuale Costituzione, e pur tenendo conto della nostra allergia per tali documenti ridondanti di belle parole poi inascoltate nei fatti e causa di eccessive e talvolta pruriginose staticità idonee per chi detiene il potere ma non per il popolo, sostituirla con un testo che contenga i principi fondamentali, le forme istituzionali ed il loro funzionamento.
Se i "18 punti" del “Manifesto di Verona” non pretendevano di essere più che un significativo "preambolo", lo schema del “Manifesto per il XXI Secolo” da noi proposto e che di seguito riportiamo, non vuol essere che un aggiornamento di quel preambolo, lasciandone immutato lo spirito, proseguendone gli intenti e precisando che non si tratterà mai di pesanti macigni, ma di linee sempre modificabili, allorché sarà dato di tradurlo in diritto positivo o in qualunque momento in caso di successive necessità.
Aggiungiamo altresì a scanso di equivoci da parte di chiunque, che intendiamo raggiungere il nostro scopo all’interno e nel rispetto delle leggi vigenti.
Un passo dopo l'altro, per l'Italia e l’Europa di domani.


PROPOSTE IDEALI


PUNTO 1
La Nazione, formata da un gruppo di individui che nel corso delle generazioni sono legati dal comune fluire del proprio vivere, è un organismo avente vita, fini, mezzi di azione superiori per potenza e durata a quelli degli individui che nei tempi la compongono. È una unità morale, politica ed economica che si realizza integralmente nello Stato.


PUNTO 2
Siamo convinti che per una tale realizzazione occorre organizzare lo Stato sulla base dell’idea corporativa, attraverso la realizzazione della socializzazione, intesa in tutti i suoi significati e sviluppi, spirituali e materiali, politici ed economici. Dove corporativismo vuol dire individuare le diverse attività e dare ad ognuna voce istituzionale, e socializzazione metterle insieme, affinché possano trovare il necessario accordo, anche al loro interno fra le diverse posizioni che possono verificarsi, in nome della comune appartenenza alla Nazione.


PUNTO 3
Il lavoro, dovere sociale comunque attuato, da un singolo o da un insieme, in tutte le sue forme intellettuali, tecniche, manuali, organizzative, esecutive, imprenditoriali od operative, compreso quello delle casalinghe, a questo titolo, e solo a questo titolo, sarà tutelato dallo Stato. Una volta socializzata, l’attività produttiva sarà in grado di autotutelarsi.


PUNTO 4
Nella intenzione di proseguire il percorso di civiltà secondo le eredità culturali, umanistiche e religiose proprie del nostro popolo, e nel desiderio di rendere sempre più trasparente la vita pubblica, lo Stato sarà aperto alla cultura, al sapere, all’operare a favore della solidarietà e della giustizia.

PUNTO 5
L’unità, l’indipendenza, l’integrità territoriale della Nazione saranno difese, tenendo conto di quanto potrà essere necessario per la prevista realizzazione dell’Unione Europea. Europa che vorremmo vedere unita con un sistema federale al fine di rispettare e soprattutto mantenere vitali le diversità dei popoli che la compongono e ne costituiscono la ricchezza, ed organizzata sugli stessi principi da noi qui proposti per respingere l’attuale invadenza del potere plutocratico.


PUNTO 6
Sarà garantito un livello quanto più elevato possibile della salute dei cittadini, con particolare attenzione a che prevenzione e cura avvengano in modi e tempi idonei, secondo le necessità di ognuno e possibili per tutti, ed attenzione verso quanti si trovino in difficoltà per problemi legati alla loro situazione fisica.


PUNTO 7
L’educazione delle giovani generazioni è funzione primaria dello Stato ed è esercitata dai genitori e dalla scuola. La scuola, considerata struttura portante della società, dovrà favorire negli ordinamenti un disegno che stimoli la partecipazione attiva delle giovani generazioni alla didattica e fornisca loro una formazione anche in prospettiva europea. Mentre, per la grande importanza del compito che rivestono, gli insegnanti saranno scelti tra persone altamente qualificate, e considerati fra i più alti gradi degli impiegati dello Stato.


PUNTO 8
Verranno promossi, anche attraverso sostegni economici e collegamenti con le sedi scolastiche e le organizzazioni di categoria, lo sviluppo della cultura, la ricerca scientifica e tecnologica, nonché la tutela del paesaggio, dell’ambiente, e del patrimonio storico ed artistico, come pure la difesa della lingua da ingerenze di origine straniera. Grande sostegno sarà dato alle attività sportive e all’educazione fisica attraverso apposite istituzioni, affinché soprattutto la gioventù cresca forte e sana.


PUNTO 9
Lo Stato, attraverso un apposito Ente Nazionale, garantirà una decorosa abitazione alle famiglie che non abbiano capitale proprio per provvedervi, con la costruzione di nuove abitazioni da assegnare a graduale riscatto, valendo il principio che l’affitto, una volta rimborsato il capitale e pagatone il giusto frutto, costituisce titolo di acquisto.


PUNTO 10
Nell’economia nazionale tutto ciò che per dimensioni o funzioni esce dall’interesse del singolo per entrare nell’interesse collettivo, sarà regolato, ed in carenza gestito, dallo Stato. In particolare i pubblici servizi saranno sempre gestiti dallo Stato a mezzo di Enti parastatali.


PUNTO 11
La proprietà privata, frutto del lavoro e del risparmio individuale ed integrazione della personalità umana è garantita dallo Stato. Essa non deve però diventare disintegratrice della personalità fisica e morale di altri uomini, attraverso lo sfruttamento del loro lavoro.


PUNTO 12
Il popolo crea la ricchezza col proprio lavoro. La moneta nasce dunque di proprietà dei cittadini. Essa è di proprietà del portatore e la sovranità su di essa appartiene al popolo.


PUNTO 13
In applicazione dei princìpi della socializzazione, in ogni azienda (privata, parastatale, statale) le rappresentanze dei lavoratori (dirigenti, impiegati, operai) parteciperanno alla gestione della medesima attraverso la presenza di propri rappresentanti negli organi di gestione e di controllo, ed all’equa ripartizione degli utili, secondo quanto stabilito da apposite leggi. Le aziende socializzate spontaneamente rivedranno i loro statuti per adeguarli alle dette leggi.


PUNTO 14
Qualora venga a mancare l’iniziativa del proprietario di una azienda agricola, questa verrà affidata d’autorità a coltivatori diretti riuniti in aziende a compartecipazione collettiva, di ampiezze relative alle esigenze dell’economia agricola e delle varie situazioni locali, ferma restando l’equa partecipazione del proprietario alla divisione dei frutti ottenuti.

 


PROPOSTE ISTITUZIONALI


PRIMA
I cittadini dello Stato al compimento del diciottesimo anno di età, potranno godere di tutti i diritti civili e politici. La cittadinanza potrà essere estesa a chi si sia distinto per particolari meriti. I cittadini condannati con regolare sentenza penale passata in giudicato per motivi gravi, potranno essere soggetti alla privazione dei diritti politici.


SECONDA
Il Parlamento sarà composto da una sola Camera, dove si raccoglieranno i rappresentanti delle singole categorie eletti dai soli componenti delle stesse fra candidati, in tal modo ben noti agli elettori per vicinanza e similarità del proprio operare. I partiti, considerati associazioni politiche, avranno una loro rappresentativa quale particolare categoria della Camera delle Corporazioni, nelle quantità e nei modi che verranno stabili da una apposita legge..

TERZA
Il Presidente della Repubblica sarà eletto direttamente dal popolo ogni cinque anni, e nominerà i Ministri, suoi collaboratori esperti nei vari settori. Non sono eleggibili, né nominabili, i componenti della Camera.


QUARTA
Nelle Regioni, Province, Comuni, e nei Consigli di Circoscrizione, dove ne sia opportuna l’esistenza, i Presidenti saranno eletti direttamente dal popolo ogni cinque anni, unitamente ai rispettivi Consigli, costituiti a base corporativa.


QUINTA
La elezione dei rappresentanti delle Corporazioni nelle diverse assemblee, inizieranno dai Comuni, o dai Consigli Circoscrizionali se esistenti. In successione gli eletti dalle singole categorie appartenenti al medesimo Comune, Provincia, o Regione provvederanno a designare i propri rappresentanti nella assemblea di grado superiore, sino a quella nazionale.


SESTA
Nessuno, per nessuna ragione, potrà contemporaneamente partecipare a più d’una assemblea di qualunque livello, compresi i livelli europei. Chiunque, per qualunque motivo, dovesse trovarsi in tale condizione, dovrà immediatamente optare per un solo incarico.


SETTIMA
Nell’esercizio delle sue funzioni la Magistratura, pur nel rispetto dell’adempimento delle leggi, agirà in piena indipendenza, dandosi propri organi di governo senza alcuna presenza di rappresentanti estranei, con l’eccezione nella , sua massima espressione, denominata Consiglio Superiore della Magistratura, del Capo dello Stato che ne sarà il presidente, e del Ministro della Giustizia o di loro delegati, per assicurare il necessario collegamento con gli altri organi dello Stato.


OTTAVA
Nell’ambito della Magistratura, verranno istituiti particolari tribunali, con competenza sul diritto di famiglia e sul lavoro, non escludendone altri qualora se ne dimostri l’opportunità.


NONA
L’azione penale è obbligatoria alla notizia di reato, salve le norme sulla procedibilità. Le procedure civili e penali devono essere finalizzate alla massima realizzazione della giustizia sostanziale piuttosto che formale, ed allo snellimento dei giudizi senza pregiudicarne l’accuratezza.


DECIMA
La legge garantirà la sicurezza dei cittadini, e a loro tutela stabilirà il potere d’indagine. Nessun cittadino, anche arrestato in flagrante o fermato per misure preventive, potrà essere trattenuto oltre i sette giorni senza ordine dell’autorità giudiziaria.


UNDICESIMA
I cittadini avranno diritto di controllo e di responsabile critica sugli atti di persone ed organi specificatamente incaricati di funzioni pubbliche. Il Governo avrà l’obbligo di pubblicare annualmente il bilancio dello Stato in modo idoneo perché tutti possano prenderne atto con facilità.


DODICESIMA
L’organizzazione sindacale sarà unitaria, e assumerà più alti compiti istituzionali quali la gestione della Cassa Nazionale di Compensazione degli utili, delle Assicurazioni Sociali, del contributo alla programmazione economica, e provvederà all’attuazione di corsi di specializzazione professionale, nonché di tutte le attività ricreative, sportive e dopolavoristiche. Ai sindacati non potranno essere imposti altri obblighi, se non la loro registrazione presso uffici centrali, ed il sancire ordinamenti interni che garantiscano la effettiva partecipazione degli aderenti alla vita del sindacato. Il tutto a condizione che nell’operare agiscano tenendo sempre presenti gli interessi nazionali.


TREDICESIMA
Qualora si dimostri necessario, quanto riportato nel testo che sostituirà l’attuale Costituzione potrà essere modificato con apposita votazione, a maggioranza qualificata, da parte della Camera delle Corporazioni.


Roma, 30 Novembre 2003

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