L'EDITORIALE
Una nuova
fase per la riscossa
Accantonati gli sforzi per
l'unità di un'area che ha smesso di esistere, il MNP si prepara ad una
nuova stagione di lotta
Nicola
Cospito
Da alcuni mesi è iniziata
per il Movimento Nazional Popolare una nuova fase politica. Accantonati
definitivamente i tentativi, in verità numerosi e pazienti, di unificare
i gruppi sorti negli ultimi anni dalla diaspora rautiana, preso atto che
da parte di questi, invece di dare vita ad un movimento unitario serio e
credibile nel suo voler essere alternativa seria e concreta ai due poli
di centrodestra e di centrosinistra, si è preferito andare a costituire
l'appendice di estrema destra della CdL peraltro ormai in crisi, il MNP
ha deciso di procedere alla elaborazione di una nuova strategia con
obiettivi a medio e a lungo termine. Una nuova strategia cui non può non
fare da supporto una riorganizzazione delle forze sul territorio
nazionale, necessità questa imprescindibile che deve inevitabilmente
saper coniugare la ricchezza delle idee, la precisione delle analisi, la
lucidità del progetto, con le scarse risorse finanziarie a disposizione.
Siamo tutti consapevoli che la prima cosa che serve ad un movimento che
voglia imporsi sulla scena è la visibilità e di questa impellenza non
possiamo non farci carico.
Preso atto dunque che l'area si è dissolta e che ormai non esistono più
partiti di riferimento perché di certo nessuno può pensare seriamente di
ritenere che la sgangherata Fiamma di Romagnoli o la Mussolini,
interessata solo al suo avvenire personale, possano costituire non solo
gli eredi del nostro spirito e delle nostre tradizioni politiche ma
anche e soltanto dei semplici interlocutori, i militanti
nazionalpopolari hanno maturato la convinzione che sia arrivato il
momento di scelte decisive aliene da ogni compromesso fuorviante e
frenante. Tali scelte non possono che essere orientate a raccogliere in
un movimento politico di liberazione nazionale tutti coloro che
consapevoli che i partiti ormai altro non sono che comitati d'affari e
stanchi di un bipolarismo che non funziona, sono ansiosi di rivedere una
reale rinascita prima di tutto morale del nostro paese e vogliono
impegnarsi in una nuova stagione di lotta. Una lotta magari di lunga
durata, ma comunque indirizzata sulla strada giusta ed esclusivamente
sotto le insegne della nostra parte politica.
Il quadro politico nazionale uscito dalle ultime elezioni politiche si
caratterizza per una cronica incertezza e tutto lascia presagire che
l'attuale legislatura avrà vita breve. Il governo Prodi, succeduto a
quello della CdL, causa la sua risicata maggioranza al Senato, naviga a
vista. Lo scivolone sulla politica estera e le conseguenti dimissioni di
Prodi del mese scorso la dicono lunga. Il bipolarismo a tutti costi,
assolutamente inadatto agli italiani ed estraneo alla nostra tradizione
politica, con la sua pretesa di tenere uniti partiti tra loro così
diversi e divergenti per idee e programmi, ha mostrato tutti i suoi
limiti. La manifestazione di Vicenza e la questione del rifinanziamento
della presenza dei militari italiani in Afghanistan ha creato una
spaccatura insanabile nel governo e del resto ben poca strada insieme
possono fare un Mastella, vecchio incallito democristiano e un Pecoraio
Scanio alfiere insieme alla sinistra dei PAC e dei DICO. Tutto lascia
pensare dunque che affrontata e risolta la questione della nuova legge
elettorale il popolo italiano sarà chiamato nuovamente alle urne. Certo
sul tappeto le questioni sono parecchie e dietro le quinte i giochi
politici che si stanno consumando appaiono sotto una luce torbida e in
un'aureola di grande confusione. La CdL appare arrivata ormai al
capolinea e le prese di distanza, i distinguo dell'UDC di Casini
attestano come la leadership di Berlusconi rappresenti una stagione
ormai tramontata. Anche Fini con le sue dichiarazioni improntate alla
solita ambiguità mostra di considerare chiuso il capitolo del Cavaliere.
Altrimenti non si spiegherebbe come mai AN, come invece ha fatto la
Lega, non si sia battuta nel chiedere subito e con urgenza le elezioni
anticipate. Fini, che si è visto rifiutata la sua richiesta di ingresso
nel PPE ha ancora un po' di strada da fare per ripulire il partito da
personaggi ingombranti alla Storace e pertanto chiede tempo. Il
Presidente di AN, come del resto Fassino e D'Alema, sul versante
opposto, ha capito che il futuro prossimo venturo del paese è al centro
con una coalizione spuria ma fondata su numeri sufficienti, capace di
mandare all'opposizione e di indebolire le ali cosiddette estreme. Ecco
dunque la necessità di attrezzarsi. Il prossimo congresso di AN, nel suo
prospettarsi come una seconda Fiuggi, attesterà un'ulteriore manovra
trasformista che cercherà di mettere alla porta ogni residuo di "destra
sociale" già peraltro solida come una bolla di sapone. Alemanno ha
capito e si sta adeguando,
Storace dovrà combattere per la sua sopravvivenza e intuendo
l'isolamento progressivo, nell'ansia della disperazione apre a Romagnoli
e alla Mussolini. A sinistra invece Bertinotti, Diliberto, i Verdi e
quant'altri non mostrano uno straccio di strategia difensiva tesa ad
ostacolare lo spostamento al centro che si annuncia e sembrano
rassegnati a soccombere, vale a dire a ritornare là da dove erano
venuti. Intanto proseguono gli abboccamenti e i colloqui per mettere a
punto la nuova legge elettorale e non bisogna essere aquile per capire
che non si tratta di confezionare una legge che permetta una seria e
consapevole espressione del voto da parte dei cittadini italiani quanto
un marchingegno ad hoc che consenta la formazione della Grosse Koalition
in salsa tricolore. Gli epigoni della democrazia parlamentare, come si
sa, sono esperti e maestri in questi tranelli in cui il popolo bue
continua regolarmente a cadere. Proprio per questa ragione, anche se non
solo per questa, noi del Movimento Nazional Popolare alle elezioni
politiche del 2006 ci siamo schierati e abbiamo fatto campagna per il
non voto. Oggi siamo dell'opinione che per restituire veramente la
parola alla gente, bisogna innanzi tutto ritornare ad un sistema
proporzionale puro, senza balzelli e soglie di sorta. I vari tatarellum
non hanno fatto altro che disamorare la gente per la politica e molti
non hanno gradito di essere costretti a votare secondo le indicazioni
prestabilite dai segretari dei partiti, veri monarchi in sedicesima con
le loro corti di lacchè e buffoni di turno. Bisogna ristabilire il
sistema delle preferenze e ABOLIRE la raccolta delle firme come
condizione indispensabile per la presentazione delle liste. Va eliminata
insomma tutta quella zavorra di provvedimenti e di regole desuete che
impedisce il rinnovamento delle classi politiche e che al contrario le
sclerotizza con sistemi davvero indecenti. Bisognerebbe inoltre
stabilire che, come per i sindaci, i mandati parlamentari non devono
superare le due legislature.
Comunque vadano le cose anche lo spostamento dell'asse politico al
centro non riuscirà a risolvere i problemi del paese che non sono di
certo quelli dei DICO e della convivenza delle coppie di fatto,
espedienti buoni solo a perdere tempo e a far perdere tempo al Paese.
Problemi che si chiamano disoccupazione giovanile, precarietà nel mondo
del lavoro, carovita, emergenza abitativa e caro-casa, sanità fatiscente
e nelle mani di incompetenti, paralisi della giustizia, mancanza di
regole certe e di trasparenza nei pubblici concorsi, crisi
dell'industria, strapotere delle banche e della finanza, evasione
fiscale, usura diffusa, aumento della criminalità. I governi che
verranno non sapranno risolvere questi problemi semplicemente perché non
avranno la volontà di affrontarli seriamente. Tutto l'impegno si
consumerà nelle faide interne come costume in regime di partitismo. In
questa prospettiva il MNP ritiene che la strada maestra sulla quale una
forza come la nostra deve mettersi è quella della preparazione di un
movimento dotato di quadri dirigenti seri e preparati, capaci di parlare
all'opinione pubblica facendosi sentire in tutte le occasioni,
approntando strumenti di azione politica semplici ma efficaci. Sarà
forse una lotta simile a quella di Davide contro Golia ma che importa?
Le sfide sono belle perché difficili ed in ogni caso, evolianamente e in
coerenza con gli insegnamenti della Tradizione, faremo quello che deve
essere fatto a prescindere dai risultati. Con allegra e serena
ostinazione continueremo a seminare le nostre idee e i frutti, i buoni
frutti, prima o poi non mancheranno di arrivare.
Nicola Cospito |