L'EDITORIALE
Nascerà la Confederazione Nazional Popolare?
Nicola
Cospito
Le elezioni europee ormai alle spalle hanno segnato un'avanzata di tutta
l'area nazionalpopolare che non può non rallegrarci. L'elezione a
Strasburgo di due parlamentari ha mostrato all'opinione pubblica che
votare per l'area antagonista non è inutile e che esiste uno spazio per
le forze alternative al regime liberista. Anche i militanti che erano
rimasti sconcertati dalla superficialità di taluni comportamenti che
avevano portato alla rottura incomprensibile del cartello che pure era
stato costituito a gennaio con la bella manifestazione voluta e
organizzata a Milano da Tomaso Staiti, hanno potuto riprendere coraggio
e "rianimarsi" per una nuova stagione di lotte come è quella che si
preannuncia per i prossimi mesi. Gli eventi, però, che si sono succeduti
così precipitosamente da gennaio in poi, hanno evidenziato al contempo
tutti i limiti di un ambiente privo di personalità politiche spiccate,
capaci di comprendere la situazione e di farsi carico davvero di una
responsabilità che definire "storica" è persino riduttivo. In molti
abbiamo avuto l'impressione che più dello slancio ideale, del desiderio
della "rivincita", del poter cogliere l'occasione per uscire finalmente
dalle secche dell'isolamento, del poter evadere una volta per tutte
dalla "riserva indiana" i "vertici" di talune formazioni sono stati
mossi da un nemmeno tanto celato "tornaconto personale". La litigiosità
su motivi futili come il simbolo da presentare o la posizione nella
lista, l'eccessivo personalismo di taluni/e hanno vanificato una
possibilità che, se colta appieno, avrebbe potuto mobilitare tante tante
energie che invece sono rimaste ferme, comprensibilmente ancorate ad una
diffidenza più che giustificata dopo anni di dominio rautiano orientato
unicamente alla conquista di vantaggi economici personali e familiari.
Nessuno del resto può nasconderselo o far finta di non vedere. La
maggior parte delle forze dell'area nazionalpopolare erano e sono ancora
fuori dai gruppi ufficiali. Forze che si chiamano MNP, Cuib Mantakas,
Ciaoeuropa, Amici del Tricolore, Fasci del Lavoro, Comunità Militante
Tiburtina, Comunità comasca, VFS, tanto per fare i primi nomi che ci
vengono in mente. Forze che non sono state coinvolte in un'azione
politica perché qualcuno ha preferito giocare di minima per non dover
correre il rischio di dover fare qualche passo indietro. Cosa che si è
abbondantemente vista in una campagna elettorale fiacca, con pochi
manifesti, condotta tra la gente con una visibilità affidata al solo
messo televisivo. Di certo con una campagna di presenza militante e di
comizi nei quartieri, nelle borgate, tra la gente più diseredata e
scontenta, i risultati sarebbero stati molto più gratificanti. Ma questo
non è stato perché i "vertici" di cui sopra hanno temuto i
"disturbatori".
Ed ancora buona parte dell'area, con tutta la simpatia che pure ha
suscitato Alessandra Mussolini, non ha gradito di essere messa a
disposizione della nipote del Duce che, dopo Fiuggi, è restata ben nove
anni in Alleanza Nazionale. Nove anni bui in cui sono maturate le scelte
più antifasciste e scellerate del partito di Fini, diventato nel tempo
non solo il tempio del liberismo ma addirittura la sezione italiana del
Likud di Sharon. Come ebbi modo di dire nel corso del comune comizio al
Teatro Nuovo di Milano, certamente tutti avevamo apprezzato la
fuoriuscita di Alessandra da AN dopo le infami dichiarazioni di Fini in
Israele, sottintendendo però che né questo, né il suo cognome, sarebbero
bastati a farla diventare il leader di un'area così composita e
complessa come la nostra. Un'area che in quei nove anni ha collezionato
lotte splendide ed esaltanti ma anche tante sofferenze e umiliazioni. A
guardar bene però nemmeno Alessandra è colpevole più di tanto perché il
suo voler imporsi è umanamente giustificato. La responsabilità nella
"deviazione" che si è verificata è piuttosto di chi ha voluto osannarla
eccessivamente o considerandola, una "gallina dalle uova d'oro" (leggi
rimborsi elettorali) o una novella Giovanna D'Arco, venuta a guidare le
nostre schiere tanto numerose quanto disordinate e frammentate. Più
giusto e corretto sarebbe stato che la Mussolini avesse occupato un
posto da militante tra tanti. Ci domandiamo allora cosa succederebbe se
domani da AN uscissero Buontempo o altri. Tutti a corrergli dietro???
Ancora ci tornano in mente gli appelli lanciati da chi scrive insieme a
personalità ragguardevoli della nostra comunità umana, come Rutilio
Sermonti, Tommaso Staiti, Enzo Erra, Nando Ventra, Filippo Giannini,
appelli disinteressati e finalizzati unicamente a promuovere un
rafforzamento della coalizione, a darle connotati più seri ed efficaci.
È un fatto che se Luca Romagnoli della Fiamma Tricolore ebbe a
rispondere prontamente, rendendo disponibile il suo partito al progetto
unitario di tutta l'area (cfr. la lettera di Romagnoli da noi pubblicata
nel precedente numero di “Orientamenti”), di altri attendiamo ancora una
presa di posizione ufficiale. Diciamo queste cose, sia ben chiaro, senza
alcun rammarico, ma già guardando ai nuovi appuntamenti ai quali tutti
dovranno/dovremo essere presenti per la costituzione di un unico comune
fronte di lotta.
Per noi del Movimento Nazional Popolare l'obiettivo principale resta la
costruzione del Movimento Unitario. Data la mancanza sostanziale di
differenze di linea politica tra le varie formazioni -anche la Fiamma
Tricolore sta rivedendo la linea del riposizionamento e degli accordi
con il Polo, processo cui va comunque impressa un'accelerazione- non
possiamo accettare che siano le incompatibilità personalistiche e
frenare il processo unitario. Se poi i tempi non sono ancora maturi per
un unico Movimento, che almeno si cerchi la strada della Confederazione,
una Casa Comune in cui ogni gruppo potrà conservare la propria autonomia
organizzativa, mettendo le proprie forze a disposizione di una sinergia
vincente. I mesi che abbiamo davanti saranno ben spesi solo se si saprà
lavorare in questa direzione e a questo obiettivo. Il prossimo anno ci
saranno le elezioni regionali e, esclusa qualunque forma di appoggio
alla neonata Lista Storace, ulteriore camuffamento del Polo in crisi e
sempre più abbandonato dai suoi elettori, nessuno può pensare, se vuole
presentarsi, di poter correre da solo, né la Fiamma né tanto meno il
gruppo di Alternativa Sociale e del resto, anche se queste due
formazioni troveranno alfine un'intesa, non potranno fare a meno di
cercare il sostegno delle altre energie dell'area. Le soglie di
sbarramento diverse da regione a regione e oscillanti tra il 3 e il 5 %
dovranno indurre anche i più ostinati ad una riflessione. Nel 2006 poi
ci saranno le elezioni politiche che saranno davvero il nostro banco di
prova. Là si vedrà se siamo in grado di esprimere una forza politica
seria e credibile, propositiva con uomini e programmi o se siamo solo in
grado, come dice il valido camerata agrigentino Nino Amato, di giocare
allo scambio di figurine. La riforma elettorale che si annuncia e che
potrebbe segnare un ritorno al proporzionale non deve trovarci
impreparati. Alternative non ce ne sono. Se non si punterà alla
Confederazione, molti saranno ancora tentati dalla umiliante politica
del ricatto al Polo in cambio di posti/briciole o, tutt'al più avremo
mandato due deputati a Strasburgo, facendo la loro fortuna personale
fino a quando dura, ma di certo non avremo reso un buon servizio
all'Idea. Per questa ragione già nelle prossime settimane il MNP si farà
carico di chiamare ancora una volta tutti intorno ad un tavolo. Nessuno,
ripetiamo nessuno, potrà allora sottrarsi alle proprie responsabilità.
Nicola Cospito |