L'EDITORIALE
Contenuti forti per il progetto
Nicola
Cospito
Noi del Collegio Unità per la Costituente - Movimento Nazional Popolare
sin dall'inizio della nostra costituzione abbiamo finalizzato la nostra
azione all'unità delle nostre comunità umane e politiche. Non riuscivamo
infatti a giustificare, anche comprendendone le cause, il senso di una
frammentazione in una miriade di rivoli condannati a sopravvivere a se
stessi, narcisisticamente rivolti con lo sguardo al proprio interno ma
prigionieri di una diffidenza incapacitante sul piano politico e
assolutamente ininfluenti al di là della propria piccola orbita. Eredi del
patrimonio di idee e di ideali di un Movimento che seppe unificare
l'Italia sul piano morale, portando a definitivo completamento il moto
risorgimentale, non potevamo accettare di vedere separate le verghe che,
solo unite, potevano costituire una forza politica di grande respiro e di
forte progettualità. Con quale credibilità -ci siamo sempre chiesti-
potrebbe infatti uno schieramento politico presentarsi all'opinione
pubblica per convincerla della bontà delle sue tesi, delle sue soluzioni
ai problemi che affliggono la nostra nazione, senza aver risolto prima le
questioni che lo travagliano al proprio interno?
Nei trenta mesi della nostra esistenza noi del MNP abbiamo lavorato sodo
su questa linea, andando avanti a testa bassa, incuranti delle
incomprensioni e delle critiche, certi, graniticamente certi, che la
nostra linea, quella dell'unità, era ed è l'unica via percorribile per
giocare un ruolo serio sulla scena politica nazionale ed europea. Per tale
ragione e per dare forza e immagine al nostro lavoro politico abbiamo
coniato e divulgato un motto che ogni militante nazional popolare deve
fare suo: Una sola Idea, un solo Movimento!
E questo nella convinzione che non si tratta per i militanti della nostra
parte di impegnarsi in un'azione di pura e semplice testimonianza o
nell'esternazione di un ribellismo sterile e fine a se stesso che gioca a
favore proprio degli avversari, gongolanti di vederci annaspare nelle
forme e nelle immagini demonizzate da loro stessi create ad arte per
vincolarci nei lacci della marginalità e dell'isolamento. Ma di creare
invece il grande Movimento, il grande Partito di chi vuole modificare gli
equilibri politici di questo nostro paese, partendo dalle proposte delle
riforme istituzionali per arrivare ad affrontare le mille questioni
irrisolte che hanno vanificato in Italia ogni idea di Giustizia Sociale e
di controllo politico sull'economia e sulla finanza.
In questo senso la grande manifestazione di Roma il 30 novembre scorso,
con il lancio del Manifesto del XXI secolo, ha segnato una tappa miliare
nella storia dell'area nazionalpopolare e rivoluzionaria, venendo a
costituire una piattaforma programmatica e politica fondamentale per
l'avvio di un'azione politica in profondità. Che questo poi sia avvenuto a
ridosso delle ignobili e disgustose dichiarazioni di Gianfranco Fini in
Israele, dichiarazioni tanto inconsistenti e infondate sul piano storico,
quanto finalizzate ad ottenere l'imprimatur e il sostegno di Tel Aviv
nelle prossime operazioni politiche che dovranno portare alla fusione di
AN con Forza Italia e al delfinato berlusconiano dell'attuale
vicepresidente del Consiglio, è stato dettato solo dal caso che ha voluto
contrapporre la capacità propositiva, la fervida creatività della nostra
area, ai viscidi e untuosi farfugliamenti di chi ha ripetutamente tradito
in nome del proprio interesse personale e particolare quella comunità
umana di cui nel passato si è cinicamente servito per la propria ascesa.
Il 30 novembre l'Assemblea Nazionale Romana ha registrato una tappa
importante anche sulla strada dell'unità perché è impossibile per chi si
professa militante e si fregia del titolo di "camerata" non riconoscersi
nelle tesi per lo Stato Nuovo e per la Nuova Europa.
Per le ragioni sopra esposte abbiamo salutato con entusiasmo la congiunta
conferenza stampa degli attuali responsabili del Fronte Sociale Nazionale,
di Forza Nuova e della Fiamma Tricolore che hanno avuto la sensibilità di
mettere da parte ogni divisione e ogni precedente dissenso per fare fronte
comune contro chi rinnega la storia del nostro popolo, gettando fango su
chi seppe con generosità ed autentico eroismo battersi e sacrificare la
vita nel difendere l'Italia e l'Europa dagli invasori anglo-americani.
Finalmente infatti abbiamo visto il nostro progetto politico riempirsi di
speranza e diventare suscettibile di successo. Così pure con grande
interesse abbiamo seguito la presa di distanza di Alessandra Mussolini da
Alleanza Nazionale e ancora di più abbiamo apprezzato la sua rottura
definitiva e irreversibile con questo partito antifascista e iperliberista
e il suo passaggio nel gruppo misto della Camera dei Deputati.
E con la medesima attenzione abbiamo preso atto di un altro passo avanti
nella proposta del cartello Mussolini - Romagnoli - Tigher - Fiore per le
prossime europee del 2004. Operazione politica di grande rilievo che pone
però, come è giusto che sia, diversi interrogativi. A frenare gli
entusiasmi, diciamolo subito, sono state le parole della Mussolini che ha
pubblicamente dichiarato la sua fedeltà alla Casa delle Libertà nella
quale è stata eletta e il suo riconoscersi in una destra estrema (estrema
perché -ha detto la nipote del Duce- estremamente vicina al popolo
italiano). Alla Mussolini va fatto osservare innanzi tutto che, data la
sua elezione con il sistema maggioritario, sistema che a parere dei suoi
sostenitori privilegia la persona e non lo schieramento -anche se poi noi
siamo assolutamente dell'opinione opposta- deve dirci se è stata lei a
portare voti alla CdL con il suo cognome e la sua persona procurando alla
CdL una crescita di consensi anche per suo merito o se, al contrario, la
CdL le ha fatto dono di un collegio sicuro e di un seggio in parlamento
per cui la sua scelta di fedeltà è d'obbligo, se non altro per
gratitudine. È evidente che se l'Alessandra dovesse persistere in tale
atteggiamento, i voti e l'impegno dell'area nazional popolare se li
potrebbe scordare sin d'ora e bene farebbe ad andare a cercarseli altrove.
Così pure il suo definirsi di destra è assolutamente impolitico:
1) perché tra di noi questa parola è impopolare, consapevoli come siamo
che essa non solo non è più adeguata alle categorie politiche del mondo
attuale ma anche che la destra sono ormai i vari Bush, Aznar, Sharon,
Fini, Berlusconi oltre i settori più aggressivi dell'iperliberismo e del
turbocapitalismo;
2) perché ogni azione politica che si rispetti deve sapersi rivolgere a
tutta l'opinione pubblica e non ad una sua parte, a tutto l'elettorato e
non ad una sua parte, e che il cartello dovrebbe guardare in particolare a
quegli elettori, delusi e frustrati da una nomenklatura che ha fatto della
politica il regno della corruzione e del privilegio, che non vanno più a
votare. Una fetta consistente che corrisponde al 20-30% degli aventi
diritto al voto.
A tale riguardo però e ad onor del vero, proprio perché è stata quasi
dieci anni nella Casa delle Libertà alla Mussolini le si può riconoscere
questo peccato come veniale in quanto non ha mai sentito discorsi diversi.
La Mussolini è un po' come gli schiavi del mito della caverna di Piatone
che, legati con le mani dietro la schiena e il viso rivolto alla parete,
non hanno mai visto altro che le ombre degli oggetti reali e non gli
oggetti reali. Dubitiamo infatti che la Mussolini abbia mai approfondito
la dottrina di suo nonno Benito, che conosca il fascino della lotta per lo
Stato Nuovo o che abbia mai letto Evola, o che sappia chi erano Brasillach,
Drieu La Rochelle, Josè Antonio, Codreanu, Leon Degrelle o che abbia mai
approfondito il pensiero sociale di Sorel e di Corridoni. Se anche
casualmente si è avvicinata a noi, facciamo in modo che avverta la
profondità e l'ampiezza del nostro Progetto Politico. Il tentativo va
fatto.
A parte queste perplessità, però, quello che il cartello elettorale deve
chiarire è la piattaforma politica da cui nasce e su cui fonderà il
proprio programma. Intanto va detto che esso sarà ancora più valido se
risulterà un primo energico passo verso la creazione di un unico Movimento
Politico Nazional Popolare capace di attrarre con la sua forza l'opinione
pubblica stanca della politica dei privilegi e degli scandali.
A tale riguardo sarebbe bene indicare sin d'ora la data di una Assemblea
Costituente. Nel contempo è necessario che da parte dei quattro promotori
vengano ribaditi i contenuti che hanno sempre ispirato la nostra azione
sia in politica estera che in politica interna, principi che elenchiamo
qui di seguito:
a) la lotta per l'indipendenza europea da ogni ingerenza statunitense;
b) l'uscita dell'Italia dalla NATO;
e) la condanna esplicita della guerra americana in Irak e l'immediato
ritiro delle truppe italiane sia dall'Irak che dalla ex-Jugoslavia;
d) denuncia del Trattato di Maastricht;
e) ritorno al sistema elettorale proporzionale per ogni tipo di elezione;
f) lotta al capitalismo e al liberismo;
g) corporativismo e socializzazione;
h) ricostituzione dello Stato Sociale e lotta alle privatizzazioni.
L'adesione a questi contenuti, oltre che l'uscita da ogni particolarismo e
settarismo di gruppo, ci paiono essenziali per dissipare i dubbi e le
incertezze che pure sono emersi tra chi, causa le delusioni sofferte,
aspetta un segnale forte fatto di posizioni chiare, cristalline,
autenticamente nazionali e popolari. Se i segnali forti verranno il
progetto non potrà che vederci tra i suoi sostenitori e animatori.
Ai promotori del cartello dunque, il compito di dare i chiarimenti attesi.
Ai camerati perplessi l'invito a riflettere sul fatto che dopo anni in cui
ci siamo lamentati della presentazione di liste della stessa area in
concorrenza tra loro, finalmente qualcosa comincia a muoversi sulla strada
dell'unità. Si tratta ovviamente di aggiustare il tiro e di agire con
saggezza e oculatezza perché le cose vadano per il verso giusto.
Del resto questo dipende anche dalla nostra volontà e dalle nostre
capacità. La prova insomma va affrontata con coraggio e determinazione.
Una sola idea un solo Movimento!
Nicola Cospito |