la Rivista il Movimento i libri

 

Indice Orientamenti

 

Anno V - 2002 - n° 1-2

Sommario:
 
Una presenza necessaria * Nicola Cospito
A Bologna come a Fiuggi e a Verona * Ulderico Nisticò
L'art. 18 e l'accetta di Berlusconi * Enzo Schiuma
Le verità Galli-Fallaci * Alberto Mariantoni
Rompere l'accerchiamento * Collegio Unità per la Costituente
Obtorto collo * Pino De Rosa
Il Fascismo al di là delle etichette * S. L.
Falsi antagonismi e "destra radicale" * Giovanni Perez
Il governo Badoglio fu un governo legittimo? * Filippo Giannini
Lo Stupor Mundi * Luca Valentini
Manipolazione mentale * Gianluca Pignatelli
In ricordo di Giovanni Gentile a 58 anni dalla morte * Enzo Schiuma
 

 

L'EDITORIALE

Una presenza necessaria

Nicola Cospito

 

Mentre ci accingiamo a scrivere queste note, l'esercito israeliano ha appena finito il suo «lavoro» nella città palestinese di Jenin e i morti si contano a centinaia. E Jenin è solo una della lunga serie delle città martoriate. Colpi di cannone, rastrellamenti, povera gente morta sepolta sotto le macerie delle proprie abitazioni, cadaveri per le strade e fosse comuni che non lasciano alcun dubbio sulla ferocia degli israeliani rivelatisi, e chi ne dubitava, veri e propri aguzzini. Nel frattempo prosegue l'assedio alla Chiesa della Natività sorta nel luogo dove Gesù venne alla luce. Altro che «guerra al terrorismo», altro che «diritto all'autodifesa». Quanto si sta svolgendo in Palestina, quanto stanno compiendo gli uomini della stella di David con la complice acquiescenza degli americani attesta solo una realtà indiscutibile: la volontà di Israele di annientare non solo Arafat, il vecchio leone, capo della Autorità Nazionale, ma l'intero popolo palestinese per potersi impadronire della striscia di Gaza e della Cisgiordania, per poter espandere i propri domini e acquistare altri territori su cui impiantare gli insediamenti dei suoi famigerati coloni.

In questo quadro gli attentati di Hamas, i kamikaze delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa, sono ben poca cosa di fronte all'orrore suscitato dai massacri degli israeliani che si sono resi colpevoli dell'affossamento del processo di pace e del precipitare della situazione da quando Ariel Sharon, alla vigilia della sua elezione a capo del governo di Tel Aviv si recò sulla Spianata delle Moschee a lanciare la volgare provocazione che diede avvio alla nuova Intifada. Una Intifada dai contorni disperati, portata avanti dalla gente palestinese costretta a vivere nei campi profughi in condizioni disumane e soggetta ad ogni sorta di umiliazione. Il mondo è inorridito nel vedere le immagini dei soldati israeliani che abbattevano con le ruspe le povere case dei palestinesi, che ne trascinavano fuori a forza gli abitanti, che sparavano sui bambini, che impedivano alla Croce Rossa di portare soccorso, che hanno sbarrato la strada anche con le armi ai giornalisti per impedire loro di vedere e per compiere indisturbati il loro lavoro da macellai.

E i risultati oggi sono sotto gli occhi di tutti. In questo contesto perfino l'ONU, perfino il flemmatico Cofi Annan, hanno dovuto prendere posizione e votare la risoluzione che impone agli israeliani il ritiro dai territori occupati. Perfino i parlamentari europei, perfino i politici nostrani hanno dovuto rompere il silenzio ipocrita nel quale si erano adagiati per mesi e hanno dovuto denunciare i soprusi di Israele. Solo Fini e Alleanza Nazionale, diventata ormai una vera e propria sezione italiana del Likud, hanno chiuso gli occhi facendo finta di non vedere, in ossequio a Israele di cui vogliono ingraziarsi il favore. I suoi esponenti, anzi, sono arrivati a prendere posizione per Tel Aviv e Marco Zacchera, personaggio di primo piano di AN, ha addossato ad Arafat tutte le colpe della situazione. Alleanza Nazionale ormai ha scelto in modo chiaro e definitivo la sua strada che è quella di collaborare alla vittoria dell'ordine mondiale ebraico-americano cosa che ad onor del vero, non stupisce più di tanto e dovrebbe aprire gli occhi a chi si ostina a vedere la presenza di «camerati» in AN.

E noi? Se pure dobbiamo segnalare le puntuali analisi geopolitiche prodotte dalla nostra pubblicistica -pregevole tra l'altro e di grande intelligenza quanto osservato da Piero Sella nell'ultimo numero de "L'Uomo libero" circa il vicolo cieco nel quale comunque Israele viene a trovarsi, circondata e odiata da centinaia di milioni di musulmani- è comunque doloroso, ma anche doveroso, osservare come mai come questa volta si sia avvertita l'inerzia della nostra area, totalmente assente di fronte all'opinione pubblica in una circostanza che avrebbe dovuto determinare il superamento di tutti gli ostacoli e di tutte le barriere che separano l'infinita costellazione dei nostri gruppi e gruppetti. Avremmo ben potuto organizzare una manifestazione unitaria portando in piazza la nostra solidarietà al popolo palestinese con le nostre bandiere e i nostri simboli.

Tutto invece è rimasto fermo e non si è andati oltre qualche timido volantinaggio. L'appello lanciato dal Collegio Unità per la Costituente è rimasto disatteso e inascoltato. Questo stato d'inerzia che è dovuto senz'altro anche a difficoltà organizzative, impone una riflessione ferma e decisa sulla necessità di dare vita in tempi brevi ad un Movimento Politico Unitario nel quale dovranno confluire tutte le forze disponibili presenti sul campo. Il Collegio Unità per la Costituente, dopo la riunione svoltasi il 24 febbraio a Isola Farnese, alle porte di Roma, e che ha visto una presenza rilevante e qualificata di camerati e militanti provenienti da tutta Italia, continua nel suo lavoro di ricucitura di una tela indispensabile per giungere finalmente alla tanto attesa assemblea costituente d'autunno.

Le adesioni non mancano ma il percorso non è certo facile. Tanti infatti sono i particolarismi e i piccoli egoismi che da sempre costituiscono un male endemico del nostro mondo e che ora devono essere assolutamente superati. Oggi, lo diciamo con forza e convinzione, non è più tempo di ducismi, di splendidi isolamenti nel proprio guscio, accogliente quanto si vuole, ma comunque tristemente incapacitante e ininfluente. Bisogna, si deve avere il coraggio di rinunciare al proprio piccolo gruppo per confluire in una realtà più vasta e articolata. Solo in questo modo si potrà gettare il seme del Movimento cui pure tutti dicono di aspirare e nel quale non mancherà lo spazio per tutti coloro che vogliono svolgere una efficace azione politica.

L'appiattimento di Alleanza Nazionale su Forza Italia, definitivamente sancito dal recente congresso di Bologna, la politica del governo sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che denuncia tutta l'arroganza di chi si ostina ad inseguire il modello americano, sulla scuola pubblica spinta alla deriva con riforme approssimative quanto disastrose, sulla sanità ogni giorno più onerosa per i contribuenti e sempre meno efficiente, sulla giustizia, fondata sull'improvvisazione quando non indirizzata dalla difesa di interessi ben precisi -che dire della legge riguardante il falso in bilancio- e caratterizzata da contrasti sempre più marcati tra le sue istituzioni, sulla pubblica amministrazione sempre più oppressa da una insopportabile burocrazia, aprono un immenso spazio politico che sarebbe un crimine non andare ad occupare.

Per fare questo però non bisogna lasciare spazio al dilettantismo e nemmeno all'individualismo che tanto si è infiltrato anche tra di noi. E bisogna fare in fretta per evitare ulteriori perdite di energie e per non perdere altre occasioni propizie. Bisogna che sorga al più presto il Movimento Unitario, il Movimento di tutti, capace di fare da calamità anche nei confronti dei più riottosi e dei più scettici. Per fare questo, ovviamente, deve esserci una volontà positiva, perché certo il Movimento non cadrà dal cielo, ma dovrà essere costruito dai militanti desiderosi di vedere finalmente restituita alla buona battaglia la dignità che essa merita. Solo in questo senso e in questa direzione devono essere orientali gli sforzi affinchè l'azione politica possa avere una reale valenza. Il resto può essere solo e unicamente testimonianza, cosa che ci appare francamente ben poca cosa di fronte alla necessità di una nostra presenza forte ed incisiva.

È dunque tempo che ognuno affronti le proprie responsabilità.

Inteligenti pauca.

Nicola Cospito