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Indice Orientamenti

 

Anno IV - 2001 - n° 3-4

Sommario:
 

Oltre le elezioni * Nicola Cospito

 Destra o sinistra. È tempo di uscire dall'equivoco * Alberto Spera

 Fascismo 2001 * Ulderico Nisticò

 Elezioni? No, grazie * Alberto B, Mariantoni

 Dal socialismo al fascismo ed oltre * Alberto Spera

 Il "Sistema" nella critica della "Destra radicale". ... * Giovanni Perez

 Maschera e volto dell'azionismo * Andrea Monastra

 Essere fascisti. Origini del partito dominante * Giorgio Subbi

 "Con l'Arpa e la Spada"

 Gobineau, questo sconosciuto * Romano Olivieri

 Le Ausiliarie della RSI: un esempio da seguire

 Filippo Corridoni * Andrea Benzi

 Recensioni

 

L'EDITORIALE

Rilanciare la sfida

Nicola Cospito
 

Il nuovo governo varato dal cavalier Berlusconi è senz'altro, in base ai nomi e ai personaggi che lo compongono, uno dei peggiori che abbiano mai potuto essere costituiti. Politici di quarto rango, competenze inesistenti, distribuzione dei posti al fine di accontentare gli alleati, aumento gratuito del numero di ministri e sottosegretariati, confermano quanto andiamo predicando da tempo e cioè che progressivamente la democrazia parlamentare italiana, con l'aggravante del sistema maggioritario trasformista, sta arrivando al capolinea della inefficienza e della confusione generalizzata. È infatti lecito domandarsi che cosa ne capisca Letizia Moratti dell'istruzione o Alemanno dell'agricoltura o Gasparri delle comunicazioni, che significhino nuovi ministeri come quello per l'Innovazione o quello per l'Attuazione del programma di governo ed anche quali riforme metterà in campo uno come Bossi che nel governo è una bomba a orologeria.

Con tali premesse questo governo non avrà vita facile e incapperà in parecchi errori che col tempo lo renderanno impopolare davanti all'opinione pubblica. Vi ricordate le promesse di Berlusconi? Quelle per intenderci stampate sui suoi costosissimi cartelloni pubblicitari? Bene. Sembra proprio che il Cavaliere se le sia dimenticate e che l'unica sua preoccupazione è quella di venire incontro ai suoi amici di Confindustria che premono per avere mani libere nella flessibilità, nel mercato del lavoro e nei licenziamenti. Altro che destra sociale. Con ogni probabilità il cammino verso il capitalismo più aggressivo e la "deregulation" di reaganiana memoria, acquisterà un processo di accelerazione come mai era stato finora, producendo conseguenze nefaste e di gravita inaudita.

Nel frattempo altri nodi verranno al pettine: la crisi di AN che negli ultimi anni ha dimezzato il suo elettorato, perdendo solo nell'ultima tornata ben quattro punti; i piani personali di Gianfranco Fini che renderà sempre più nota la sua ambizione a prendere nel tempo il delfinato di Berlusconi, sacrificando a questo progetto il suo stesso partito che dall'appiattimento totale potrebbe diventare suscettibile di fusione con Forza Italia; la resa dei conti nel centro-sinistra rimasto ormai senza un leader credibile e capace di amalgamare le forze (o debolezze?) che stanno ancora masticando amaro per la sconfitta subita ecc. ecc.

In questo quadro siamo convinti che il nostro schieramento, nonostante le lacerazioni e le divisioni di cui soffre per le cause a tutti ben note, può ancora giocare un ruolo importante ed efficace nel dare corpo al malcontento che, dissolte le pie illusioni che ancora qualcuno nutre, esploderà in tutta la sua portata.

In occasione delle elezioni del 13 maggio ognuno di noi si è chiesto che cosa è mancato a che venisse costituito un cartello elettorale capace di comprendere tutte le realtà politiche e organizzative della nostra cosiddetta «area». Soprattutto visto che i programmi e i valori di riferimento erano gli stessi. Che cosa ha impedito alle intelligenze di un ambiente che pure viene da lontano e che avrebbe dovuto fare tesoro del significato più vero di un certo simbolo che costituisce l'essenza delle nostre radici storiche e ideali, di unirsi in un'alleanza nella quale ognuno, ogni gruppo, senza timore di futuri condizionamenti, avrebbe potuto conservare la propria identità e autonomia? Il non essere stati capaci di tanto, visto che i vertici di tali gruppi hanno deciso di andare alle elezioni ad ogni costo, mentre sarebbe stato meglio soprassedere per meglio organizzarsi, ha rappresentato il punto di arrivo di un processo di disgregazione e polverizzazione che era cominciato probabilmente già il giorno dopo dello storico raduno dell'Ergife, il 29 gennaio 1995, allorché venne respinta con sdegno la svolta di Fiuggi e ribadita la volontà di costituire una formazione antagonista al sistema liberalcapitalista.

Toccato il punto più basso e, si spera, imparata la lezione, giacché è lecito forse sbagliare ma non perseverare, adesso è arrivato il momento di mettersi a lavorare seriamente alla costruzione di un movimento unitario, rappresentativo di tutta la nostra area. Se non dovesse essere così il destino che ci aspetta è simile a quello dei bonapartisti che nella Francia dell'Ottocento per oltre quarant'anni vissero nel mito di Napoleone finendo per spegnersi ingloriosamente nelle incomprensioni e nelle divisioni in mille rivoli. Una fine che crediamo di non meritare ma che ci deve comunque fare meditare al fine di evitarla.

Intanto qualcosa ha cominciato a muoversi in senso positivo e a far sperare che si possa raggiungere qualche buon risultato nel cammino di ricostruzione di un Movimento Politico Unitario. La riunione tenuta «in uno sperduto paesino dell'Umbria» il 9/10 giugno scorso ha visto la partecipazione di numerosi militanti e dirigenti provenienti da diverse parti d'Italia, espressione di diverse realtà locali e organizzative. Nel dibattito che si è svolto, accanto alle giuste e doverose analisi degli errori commessi, delle colpe di ciascuno, dei motivi che ancora spingono tanti camerati all'isolamento, sono risuonate parole d'ordine come «ristabilire la fiducia reciproca», «rifondare un nuovo cameratismo», «ripartire dalle singole comunità militanti», «militanza disinteressata», «creare nuove regole».

Ed è proprio dalle comunità militanti che esistono numerosissime, sparse sul territorio nazionale -qualcuno ne calcola più di ottocento- che si deve ripartire. Comunità che sono sorte dopo la diaspora dalla Fiamma Tricolore, ma che esistevano anche prima e che comunque sono animate dal sincero desiderio di non restare ininfluenti e inefficaci sul piano politico, ma di costituire il tessuto connettivo di un organismo politico capace di dare filo da torcere ai potenti e ai prepotenti della truffa democratico-maggioritaria.

Il convegno in Umbria, pur nella coscienza della necessità di muoversi con gradualità senza inutili quanto velleitarie fughe in avanti, nella realizzazione del progetto infatti -è stato detto- verrà utilizzato tutto il tempo necessario, ha fissato comunque dei punti fermi, affermando ad esempio l'esigenza di una sana intransigenza nei confronti dei mestieranti della politica, di quelli che hanno considerato il nostro mondo come uno strumento da utilizzare nella costruzione delle loro fortune personali, come un autobus per raggiungere la propria fermata. Ha altresì affermato la necessità di riprendere la lotta su temi essenziali come l'ecologia e la salvaguardia dell'ambiente, l'opposizione senza quartiere al liberismo e alla globalizzazione, la difesa dell' identità nazionale, la difesa dei valori e dei principi spirituali, la battaglia sulle riforme istituzionali, accantonate da tutti. Ha poi deciso di rilanciare la battaglia tra i giovani, dando vita nel mese di ottobre alla quarta edizione del Campo Hobbit, il Campo del Millennio, su cui riferiremo a parte, e si è concluso con un importante comunicato che riportiamo qui in calce.

Il percorso è dunque tracciato, il cammino intrapreso. Come ogni progetto, per andare avanti avrà però bisogno di artefici, di operai, di gente che sa far seguire alle parole i fatti. Un tale progetto avrà bisogno di api-operaie, di organizzatori, di sognatori, di agitatori politici, di incendiati di anime, di militanti che faranno l'impresa, non per raggiungere un misero posto, non per occupare una comoda quanto squallida nicchia personale, ma con l'ambizione di gettare ancora una volta il guanto di sfida al mondo borghese e liberista e di modificare il corso della storia.

Nicola Cospito